Occhio (di bue) per occhio (di bue)
“Dunque per quest’anno pensavo…”
“E no, dai”
“Perché?
“Eddai.”
“In che senso?”
“Dopo la paperella dell’anno scorso…”
“Guarda che la paperella è arrivata.”
“Mah.”
“Magari non a tutti tutti ma è arrivata.”
“Sarà…”
“Comunque se mi fate parlare…”
“Parla.”
“Anche perché quest’anno ho un’idea nuova, diversa.”
“Tipo?”
“Tipo: andiamo oltre la letteratura.”
“Cioè?”
“Tiriamo dentro qualcosa di diverso.”
“Va bene. Ma cosa?”
“Vi dico solo una parola: food.”
“Food.”
“Sì, il food tira.”
“Non hai tutti i torti.”
“Ma poi c’è questa cosa del cibo e della parola scritta…”
“Giusto, anche a Faletti piace cucinare.”
“Che cazzo c’entra Faletti?”
“No, dicevo così per dire.”
“Pensa a tutti i programmi televisivi sul cibo.”
“Hai ragione.”
“Ma poi adesso nelle Feltrinelli si può anche mangiare.”
“È vero come si chiamano pure…”
“RED”
“Che vuol dire?”
“Boh.”
“Rutta e digerisci.”
“Ah ah ah.”
“Ma poi pensate a quanti scenari nuovi si aprono.”
“Col food.”
“Giusto, magari possiamo pensare a qualcosa che vada oltre pordenonelegge.”
“Tipo?”
“Mah, non so, una cosa tutta sul cibo.”
“Pordenonecuoce.”
“Ficata, pordenonecuoce.”
“Vabbè, dopo ci pensiamo.”
“Quindi?”
“Quindi cosa?”
“L’immagine?”
“Perché non una di quelle foto di food patinate, fatte magari in studio…”
“No pensavo di stare un po’ più terra terra, per non trasmettere la solita immagine snob.”
“Giusto.”
“...del cibo esclusivo, del cibo raffinato.”
“Giusto, quindi?”
“Pensavo a un occhio di bue.”
“Un occhio di bue?”
“Sì, un uovo, un uovo all’occhio di bue. Di un bell’arancione intenso, così c’è anche una continuità cromatica con la paperella.”
“Ancora con ‘sta paperella?”
“No, era per dire: rimaniamo in quell’ambito lì del giallo arancio.”
“Ma insomma una frittata?”
“Non è una frittata.”
“Dalla paperella alla frittata?”
“Non è una frittata, come te lo devo dire.”
“Vabbè, quello che è.”
“Ma prendiamo una foto bella eh, tipo da un archivio immagini. Vedrai che anche l'occhio di bue arriva.”
“Arriva?”
“Stai sereno, che poi per l’anno prossimo ho già delle idee che…”
“Vabbè, per l’anno prossimo ne riparliamo.”
“E pordenonecuoce?”
“Adesso vediamo. Non mettiamo troppo carne al fuoco.”
“Ma invece una bistecca no?”
“Ma che messaggio è una bistecca?”
“E le mestruazioni delle galline?”
“Ma deve esserci per forza un messaggio?”
“Non è detto.”
“Ma poi le mestruazioni delle galline un messaggio c’è.”
“Tipo?”
“Tipo che la scrittura è un po’ quello che viene da dentro lo scrittore.”
“Il succo dello scrittore.”
“Il succo dello scrittore?”
“In senso lato.”
“Vabbè, lasciamo perdere.”
“Allora uovo?”
“Uovo, dai.”
“Sfondo nero?”
“Sfondo nero.”
“Non è che stiamo a fare una stronzata?”
“Ma no, dai, poi peggio della paperella è impossibile.”
“Hai ragione. Peggio non si può. Uovo, dai dai dai.”
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